Klaus Burdiger. Classe 1941, dopo un’infanzia traumatica (a 7 anni scoprì, in una visione scolastica di un documentario prodotto dall’I.C.N., istituto cinematografico nazista, di essere il figlio naturale del Dottor Mengele), il piccolo Klaus partì per il brasile sulle orme del padre, assieme alla zia ottantenne e al cane Sitz. Fu proprio in Brasile che fece amicizia con Edson Arantes do Nascimento (più noto come Pelè), che lo iniziò ai misteri del calcio, insegnandogli a palleggiare con le bucce d’arancia. Dopo allenamenti durissimi, Pelè prese Klaus da parte e gli confessò la dura verità: “Klaus, sei una sòla”. Klaus tuttavia sfoderò tutta la propria testardaggine tedesca (ancor oggi in Germania, per esprimere la cocciutaggine di qualcuno si è soliti dire “t’è dur come un burdigher”), lavorando sodo e coronando, a 52 anni, il proprio sogno: centravanti nella tromerlata. Durò poco meno di una stagione, riuscendo a segnare un solo autogoal di mano in un’epica partita con la Bentese.